Chi siamo


Gli autori degli articoli di questo blog si professano cattolici, apostolici e romani. Rispettano l’autorità del Papa e dei legittimi Pastori ad essi affidati, nonché il Magistero della Chiesa. 


L’intenzione è quella di offrire un contributo alla riflessione teologica del Popolo di Dio e all'approfondimento dei contenuti di fede, per essere "pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1Pt 3,15), in spirito di amore alla Chiesa e alla Verità. 
Ci scusiamo già in anticipo per tutte quelle volte in cui questo obbiettivo, per mancanze nostre, non venisse raggiunto con "parresia".


Perchè proprio il nome Parresia?



Parresia deriva dal greco παρρησία, parresía (composta di πᾶν, pān, "tutto", e di ρῆσις, rhēsis, "discorso") e letteralmente significa "libertà di dire tutto".

E' una parola tipica della democrazia greca, che fonde insieme il diritto civile a dire il proprio pensiero, la interiore lealtà nei confronti della verità da riconoscere, il coraggio di esprimersi pubblicamente superando le eventuali difficoltà, provenienti dal proprio uditorio o dai propri interlocutori. Essa caratterizza anche la relazione fra amici, che hanno il coraggio di rimproverarsi gli errori. 

Socrate, secondo Platone, era "uomo degno di bei discorsi e di ampia parresia".


È passata nel mondo biblico attraverso la traduzione greca della Bibbia cosiddetta dei LXX, dove compare dodici volte come sostantivo e sei volte come verbo:

· In Sal 93[92],1 Dio è il soggetto del verbo: egli si presenta apertamente come colui che fa giustizia e punisce gli empi per il loro peccato.

· In Pr 1,20-21 il termine mette in relazione l'epifania di YHWH con la potenza della sua parola: la Sapienza di Dio "parla apertamente nelle piazze".

· In Gb 22,26; 27,9-10 il sostantivo illustra l'atteggiamento dell'uomo che si rivolge a Dio in preghiera, con una sfumatura di gioia (cfr. anche Sap 5,1).

· In Sal 81[80],1 c'è l'invito rivolto al fedele di "parlare davanti all'assemblea"; perfino Dio vive questa prassi, dal momento che YHWH si alza nell'assemblea divina, giudica in mezzo a tutti. 

Nel Nuovo Testamento il sostantivo compare 31 volte e indica il "coraggio e la sincerità della testimonianza".
Dal momento che l'esercizio di questa libertà comporta inevitabilmente scontri e resistenze, il significato del termine si allarga anche a quello di imperturbabilità, sincerità. Nelle fonti cristiane ha due significati fondamentali: franchezza nel parlare, e fiducia nel giudizio.
È la dinamica ordinaria della vita di chi segue Gesù ed è quello che Gesù chiede ai suoi. La parresia, prima personale e poi in assemblea diventa l'ultima istanza di recupero della dinamica con il fratello: in Mt 18,15-17 la correzione fraterna è resa possibile proprio dalla franchezza nel parlare.

Nel Corpus Giovanneo, la parresia compare 13 volte e definisce lo stile di Cristo nel rivelarsi (Gv 18,20: “io ho parlato con parresia al mondo"). E’ frutto della presenza dello Spirito in noi, che rende libera e fiduciosa la nostra preghiera (1 Gv 3,22.24; 5,14), e presuppone una "buona coscienza" (1 Gv 3,21), che permetterà di avere la parresia anche nell'ora del giudizio: "La parresia non è altro che il riflesso del compimento dell'amore divino per noi, il riflesso di quell'amore perfetto in cui dimoriamo”(Kittel).

Per Luca è parola pentecostale. Non appare mai nel suo Vangelo, ma solo negli Atti (5 volte come sostantivo, 7 come verbo) e solo dopo la Pentecoste. Il nome parresia segna il discorso pentecostale di Pietro (2,29), l’annuncio coraggioso di Pietro e Giovanni (4,13), l’atteggiamento testimoniale richiesto dalla preghiera del popolocristiano, cui risponde una nuova effusione dello Spirito (4,29), che permette di parlare con parresia (4,31). La parresia chiude il libro degli Atti (28,31), costruiti tutti, per così dire, attorno alla grande franchezza e libertà della Parola.
Essa sottolinea anche la "potenza della parola" in uomini “semplici e senza studi” (At 4,13), che è sempre dono di Dio e frutto di preghiera: "Concedi ai tuoi servi di annunciare la tua parola con tutta franchezza" (At, 4,29). Anche in Luca la parresia è dono dello Spirito Santo (cf At 4,31). Così era stato per Pietro (Pt 4,8). "La parresia dell'apostolo che proclama Cristo con franchezza e potenza davanti al mondo ostile è un carisma" (Kittel).
Il verbo corrispondente indica l’atteggiamento di Paolo appena convertito (9,27; 9,28), la fierezza di Paolo e Barnaba davanti ai Giudei di Antiochia di Pisidia, davanti ai pagani della Licaonia (At 14,3), lo stile coraggioso di Apollo ad Efeso (At 18,26) e di Paolo nella sinagoga della stessa città (At 19,8) e davanti a Festo e Agrippa (At 26,26).

Nelle Lettere di Paolo, "la parresia rappresenta una dimensione preminente dell'esistenza cristiana in generale e della vita apostolica in particolare e si manifesta nella predicazione dell'Evangelo" (Kittel). Compare 8 volte come sostantivo, 2 come verbo. Essa è franchezza verso Dio, che si radica in Cristo, e fonda la franchezza verso gli uomini (cf specialmente 2 Cor 3,12).

Speciale rilevanza ha la parresia nella Lettera agli Ebrei: 3,6; 10,19; 4,14; 4,16; 10,19; 10,34 ecc.. dato il contesto di persecuzione e di testimonianza dei credenti, cui essa si rivolge.

Anche nell’antica letteratura cristiana la parresia continua a restare in grande evidenza, specie negli Atti dei martiri. Il martire dimostra parresia nei confronti dei persecutori, e parresia, cioè fiducia totale, nei confronti di Dio. Anche il martire vivente, cioè il confessore, gode già di questa parresia, in cui è radicata la possibilità di intercedere per gli altri. Essa si manifesta infatti specialmente nella preghiera. È stato molto usato nella tradizione cristiana, specie agli inizi, come contrario di ipocrisia. Per Origene è solo la parresia neotestamentaria che permette di dire a Dio "Padre”. Per questo nella Liturgia di S. Giacomo "anche il Pater viene preceduto dalla richiesta di una tale parresia".

Infine è bene tener presente anche un altro significato di parrēsía, che è quello di fiducia in Dio, che significa certezza della salvezza, superamento del sentimento di colpa.
Il credente pertanto attende con fiducia il giudizio: perché il futuro non sia sotto il segno della paura occorre rimanere in Cristo (1Gv 2,28; Eb 3,6; 10,35), che ha già pubblicamente (en parrēsía) trionfato sulle potenze (Col 2,14) e ha aperto una via d'accesso al santuario (Eb 10,19; cfr. 4,16).
Chi esprime la fede in cristo in un amore concreto (1Gv 4,17; 1Tim 3,13, che sottolinea la dipendenza della parrēsía dalle buone opere), e perciò non è giudicato dal proprio cuore (1Gv 3,21), potrà rivolgersi a Dio nella preghiera in tutta franchezza e fiducia, e non sarà svergognato da Cristo alla sua venuta (1Gv 5,14; 2,28).

Papa Francesco, durante l’Udienza Generale del 22 Maggio 2013 in Piazza San Pietro, ha detto: “il giorno di Pentecoste, Pietro, colmo di Spirito Santo, si alza in piedi «con gli undici» e «a voce alta» (At 2,14) e «con franchezza» (v. 29) annuncia la buona notizia di Gesù, che ha dato la sua vita per la nostra salvezza e che Dio ha risuscitato dai morti. Ecco un altro effetto dell’azione dello Spirito Santo: il coraggio, di annunciare la novità del Vangelo di Gesù a tutti, con franchezza (parresia), a voce alta, in ogni tempo e in ogni luogo. E questo avviene anche oggi per la Chiesa e per ognuno di noi: dal fuoco della Pentecoste, dall’azione dello Spirito Santo, si sprigionano sempre nuove energie di missione, nuove vie in cui annunciare il messaggio di salvezza, nuovo coraggio per evangelizzare.” […] “Solo il rapporto fedele e intenso con Dio permette di uscire dalle proprie chiusure e annunciare con parresia il Vangelo”.

E ancora rivolgendosi all’episcopato brasiliano a Rio de Janeiro, durante l’incontro avvenuto nell’Arcivescovado il 27 Luglio in occasione della GMG: “Vi chiedo di essere coraggiosi, di avere parresia!”

Diceva San Giovanni Bosco: «Il prete, per far molto bene, bisogna che unisca alla carità grande franchezza» (Don Bosco, Memorie Biografiche, vol. III, 49).
E ancora scrive nelle sue Memorie: " È pia credenza che il Signore conceda infallibilmente quella grazia, che il nuovo sacerdote gli domanda celebrando la prima messa: io chiesi ardentemente l'efficacia della parola, per poter fare del bene alle anime. Mi pare che il Signore abbia ascoltato la mia umile preghiera”.


Per approfondire: 

- Hans-Christoph Hahn, Franchezza, parresia, in Lothar Coenen, Erich Beyreuther, Hans Bietenhard (a cura di), Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento, EDB, Bologna pp. 729-730. 


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